Frequentemente usati come sinonimi, il morbo di Alzheimer e la demenza senile non sono la stessa cosa. Seppure il morbo di Alzheimer sia una forma di demenza senile, e la più comune di queste, i due termini non coincidono sempre e comunque, e vale la pena distinguere ed essere sensibili alle differenze, poiché un’adeguata consapevolezza e cultura in merito possono aiutare a prendere per tempo e intervenire su condizioni che possano occorrere, mai si spera, sui propri cari, o su noi stessi.
La prima grande differenza da evidenziare è nelle cause scatenanti del disturbo: nel morbo di Alzheimer la demenza generativa è legata a un fattore di difetto genetico per il quale due proteine, la beta-amiloide e la tau si sintetizzano insieme e possono accumularsi e distruggere i neuroni. Per questo motivo, mentre il morbo di Alzheimer è irreversibile, le altre demenze non lo sono, e gli effetti possono essere contrastati con successo ed efficacia.
Le persone affette da Alzheimer hanno difficoltà con la memoria, soprattutto per gli episodi recenti; hanno anche difficoltà con l’orientamento e con la concentrazione. Questi sintomi, ovviamente, peggiorano col progredire della degenerazione. Al contrario di quanto si pensi, l’Alzheimer può colpire anche adulti giovani, a partire dai trentenni. In questi casi ci si riferisce al morbo col termine, appunto, di Alzheimer giovanile. Sebbene abbia un fattore genetico preponderante, questa malattia non si considera ereditaria, così come le altre forme di demenza.
Altre demenze possono coinvolgere altre aree della fisiologia umana e non sono necessariamente da imputarsi a cause genetiche, ma possono essere per esempio causate da infarti, ischemie o altri problemi vascolari che possano portare all’ossidazione o al danneggiamento del tessuto celebrale. Con queste degenerazioni possono comparire, in fase avanzata, anche tremori e rigidità muscolare.
La demenza senile non è inevitabile e l’unico epilogo possibile per le facoltà cognitive delle persone anziane. Sebbene sia statistico lo sviluppo di un decadimento cognitivo, questo non implica l’insorgenza della demenza senile; e con uno stile di vita sano e protetto, e possibilmente con una buona predisposizione genetica, si può invecchiare mantenendo gran parte della lucidità mentale.
Gli stadi dell’Alzheimer
La demenza senile si sviluppa attraverso tre fasi principali: lo stadio d’esordio, lo stadio intermedio e lo stadio avanzato. Nello stadio iniziale le manifestazioni sono più blande e perlopiù si possono percepire piccoli problemi di memoria a breve termine, qualche cambio di personalità momentaneo o qualche momento di mancanza di giudizio; lievi difficoltà nel linguaggio, calcolo e ragionamento; mancanza di iniziativa. Nello stadio intermedio diventa molto più evidente il decadimento cognitivo, nel ragionamento e nell’apprendimento, così come peggiorano i problemi con la memoria a breve termine; ma si aggiungono anche difficoltà visive nel riconoscere colori e distanze, confusione e disorientamento, e instabilità emotiva; a questo punto diventano difficili anche le attività del quotidiano. Insieme alle alterazioni di personalità e all’instabilità emotiva, possono insorgere perfino insonnia e allucinazioni, a seconda di quali aree del cervello abbiano subito danni.
Sebbene non sia irreversibile, la demenza senile, per via delle limitate capacità di ripresa e per le caratteristiche metaboliche delle persone anziane, se non diagnosticata e contrastata con dovuto anticipo, può portare dall’insorgenza dei primi sintomi al decesso in circa una decina d’anni, anche in assenza di fattori esterni aggravanti. Ovviamente l’alimentazione scorretta, l’abuso di alcool o altre sostanze, oltre a poter influire sull’insorgenza dei problemi vascolari che scatenano le demenze, sono anche fattore concorrente nel veloce avanzamento della degenerazione.