Attualmente incurabile, l’Alzheimer oggi è trattato con terapie farmacologiche e cognitive che possono rallentarne gli effetti di decadimento neurologico, la cui efficacia può variare di molto a seconda del soggetto e della situazione. La difficoltà nel trovare una vera e propria cura è data anche dalla difficoltà nell’individuare la causa stessa della malattia. Sono dimostrati il fattore genetico e il coinvolgimento della proteina Tau e ubiquitina, la ricerca procede ma mancano ancora gli elementi fondamentali perché si ottenga una cura efficace e definitiva.
Le azioni oggi possibili di contrasto alla degenerazione sono date da quello che sappiamo del cervello e di come agisce la malattia stessa. La complessità della mente umana, che conta oltre cento miliardi di cellule nervose collegate tra loro, in aree deputate alle diverse capacità, articolate oppure spontanee; quel che sappiamo è che l’alzheimer intacca queste aree deputate ai ricordi, ai sensi, alla coordinazione, e le danneggia in successione, per il cui effetto le cellule muoiono e le capacità del malato vanno perdute. Per questo una diagnosi precoce può fare grande differenza sull’azione delle terapie ad oggi note.
Quel che si nota dalle analisi sul cervello dei malati di Alzheimer, è che la corteccia celebrale collassa, si accartoccia e danneggia le aree deputate al pensiero, alla pianificazione e al ricordo. Il processo è maggiormente riscontrato nell’ippocampo, area coinvolta nella formazione dei ricordi. Il tessuto celebrale appare, analizzato al microscopio, notevolmente differente rispetto a quello di una persona sana, con una marcata diminuzione di cellule nervose e sinapsi e la formazione di placche tra le stesse, si notano grovigli tra le cellule morte e quelle morenti. Le placche sono inputate a grappoli di proteina beta-amiloide, mentre i grovigli (o viluppi) risultano essere filamenti della proteina tau. Le ricerche non hanno ancora chiarito la causa della morte dei neuroni, ma placche e grovigli sembrano essere i responsabili principali della mancata comunicazione tra le cellule nervose e un ostacolo ai processi che le cellule necessitano per la loro sopravvivenza.
Lo schema che la degenerazione neurale è ad oggi prevedibile, questo segue prima le aree deputate alla memoria, ma la velocità della degenerazione è variabile. Le aspettative di vita di un malato di Alzheimer sono comunque inquadrabili, solitamente; anche se una diagnosi precoce può rallentare il decorso e migliorare le condizioni e la durata di vita del malato.